Sergio Giuseppetti
New Monsters
Opening: giovedì 12 marzo 2015 ore 18.30
Exhibition: 13 marzo - 12 aprile 2015
Testo a cura di Sergio Giuseppetti e Giovanni Cozzi al quale questa mostra è dedicata.
28 Piazza di Pietra presenta dal 12 marzo al 12 aprile 2015 New Monsters, una personale di Sergio Giuseppetti.
Pittore autodidatta da sempre, frequenta negli anni ’80 e ’90 i corsi di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso l’Università La Sapienza e studia il nudo con Giulio Turcato all’Accademia di Belle Arti di via di Ripetta a Roma. La vasta produzione, di matrice espressionista e sempre sottilmente politica, si evolve dai nudi degli anni 2000-2005 alla serie dei Desaparecidos e delle donne fantasma Burka alternandosi alla lunga teoria seriale delle Mucche, per approdare sinteticamente nel 2007 con Autobomba alle grandi opere dal sapore street-art del periodo più recente. La tecnica mista utilizza i linguaggi propri dell’olio, dell’acrilico, delle tempere, delle chine e dello spray, lavorati in densità e stesure differenti, scratchate, graffiate e scolpite in una visione fortemente materica della pittura.
Geniale ed isolato, di origini proletarie ed eccessivamente schivo, ingenuamente non si è mai reso conto del reale valore della sua opera, attorno alla quale si è sviluppato un forte collezionismo privato fatto di passaparola, di amici e conoscenze, al di fuori di qualsivoglia circuito critico e commerciale ufficiale.
Nel luglio 2012 presenta per la prima volta una selezione critica del suo lavoro violentemente naif, legato compulsivamente alle suggestioni più forti dell’attualità e della cronaca, spiritualmente erede e testimone di un’epoca politica, gli anni ’70, fortemente segnata dalla parola e dal suono del rock, al quale nelle sue opere sono continui i rimandi. In questa visione metaforicamente battezzata “Hard Rock Painting” sotto una forma apparentemente rozza ed immediata si stratificano innumerevoli livelli di segni e significati; alla violenza ed all’impatto del colore, utilizzato pittoricamente come il riff di Smoke on the Water, si sovrappone la delicatissima ragnatela dell’ arpeggio di Stairway to Heaven. Le opere esposte in questa occasione tracciano un percorso decennale che partendo dalle allegorie fantasmatiche di Desaparecido e Sposa, ritratto dell’abito nuziale della moglie dell’artista, attraversa la fase delle grandi tele di stampo graffitaro tipiche degli ultimi anni, e giunge alla recentissima, sconvolgente e matura Deep Pink (Profondo Rosa), dedicata alla persistente tragedia del dilagante fenomeno della violenza sulle donne.
In questa sede Giuseppetti presenta una serie di grandi ritratti fantastici “ New Monsters”, ancora una volta allegoria delle storture di una civiltà, la nostra, ormai in fase di putrescenza, che genera corpi metamorfizzati dal bisogno di soddisfare disumane ed alienanti esigenze di conformità sociale.
L’uso di sostanze (farmaci, droghe, alcool ecc.) deforma la psiche ed il corpo del “Fumatore Misterioso” ma ne appaga inquietudini e frustrazioni a lui stesso sconosciute; l’insaziabile avidità bulimica di accumulazione di potere, denaro, prestigio sociale, raggiunto non sulla base di valori di merito, ma tramite le deprecabili scorciatoie del cinismo, dell’ipocrisia e dell’opportunismo, è alla base della deformazione corporea di “Fast Food”; la volgarità e la tracotanza del potere rendono “mostruosa” l’immagine del “Lottatore di Sumo”; i due videomostri, che dallo schermo ancora acceso trangugiano i cuori del pubblico inconsapevoli dello scempio in atto, sono metafora dell’effetto tossico della televisione sulla coscienza critica dello spettatore; la donna incinta del “Bambino Soldato” è essere antropomorfo, metà donna metà bestia, poiché bestiale sarà il destino, già scritto, del prodotto del suo concepimento. Attraverso le deformazioni dei corpi, si intravedono le deformazioni dell’anima (o viceversa): i tick, le storture, le contraddizioni e gli orrori dell’essere umano in una società malata nella quale ogni individuo è costantemente impegnato nel superamento dei propri limiti, fino a spingersi al limite estremo dell’inumano.
In esposizione anche la serie di oltre cento opere su carta intitolata “Small Furry Animals”, dal celebre brano dei Pink Floyd “Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving with a Pict” (Ummagumma - 1969).
Ibridazioni uomo-animale, che indagano la soglia di contiguità tra la razionalità umana e l’istinto animale, condizione questa sicuramente estrema, ma frutto della libertà di scelta dell'uomo. Come dire: l'uomo è in grado di raggiungere vette sublimi e l'arte ne è una prova, ma allo stesso tempo è capace di compiere non solo atti di inaudita ed efferata violenza, ma anche pensieri economico-politici dagli effetti disumanizzanti che provocano un progressivo imbarbarimento dell'umanità stessa. In questa non troppo ipotetica discesa, che dal sublime porta al bestiale, l'uomo rischia di somigliare sempre di più al suo progenitore animale.