Mario Fani
Linee d’ombra
a cura di Francesca Anfosso
info: opening: giovedì 2 marzo 2023 ore 18.30
exhibition: 3 marzo - 3 maggio 2023
La galleria 28 Piazza di Pietra è lieta di presentare Linee d’ombra, nuova personale di pittura di Mario Fani. Dopo Luminescenze (2019) il pittore aretino torna a esporre a Roma con una serie di 25 dipinti inediti per la maggior parte realizzati tra il 2022 e il 2023.
In questo nuovo ciclo di dipinti prevalgono le rappresentazioni di interni per lo più caratterizzati da grandi affacci sul paesaggio esterno, che oltre ad ampliare la prospettiva consentono l’ingresso della luce. Ed è proprio la luce a svelare e al contempo nascondere i pochi e semplici elementi di arredo tramite il sapiente e ben noto utilizzo da parte di Fani del gioco chiaroscurale.
Sono trascorsi dieci anni da quando un quadro di Mario Fani catturò la mia attenzione dalla copertina di un libro di Alberto Asor Rosa e per coincidenza (destino forse?) si scoprì che avevamo una cara amica in comune. Il dipinto in questione, un tavolo con due sedie capovolte e una finestra spalancata sul cielo terso della campagna del Casentino, è l’inizio di questa storia di collaborazione professionale sì, ma anche e sopratutto di stima e amicizia. Dalla sua prima personale in galleria nel 2014 a cura di Arnaldo Romani Brizzi ad oggi, la pittura di Mario Fani non ha mai smesso di suscitare in me quel senso di meraviglia e rapimento che avevo provato nell’ammirarla la prima volta. Come allora anche nell’ opera in copertina di questo catalogo, Il cielo dentro, la luce e il prediletto paesaggio campestre tanto caro al pittore aretino fanno il loro prepotente, ma silenzioso, ingresso in casa. La illuminano e ne diventano parte. Su un tavolo un bicchiere e una bottiglia, nell’ombra il profilo di una sedia rivolta verso l’infinito. Luce ed ombra sono da sempre al centro della ricerca pittorica di Fani, protagoniste di ogni dipinto, tramite un uso sapiente, rivelano e nascondono ambienti e oggetti proposti alla nostra contemplazione. Ombre che non sono mai l’anticipazione di un buio incombente ma premessa stessa della luce che a sua volta esalta riflessi, scintillii e trasparenze di oggetti quotidiani, silenziosi e immutabili come gli ambienti che li racchiudono.
La luce suggerisce inoltre una dimensione temporale; in Mattinale la luce calda del sole del mattino filtra timidamente ad illuminare l’ambiente delineando sul pavimento una finestra, in Quando fa sera è più tenue e delicata e insieme ai pochi oggetti che arredano la tavola suggerisce l’approssimarsi della cena.
Come di consueto la presenza umana non è raffigurata, ma si avverte; qualcuno ha appena raccolto dall’albero qualche limone e un piccolo melograno, ha versato l’acqua nel bicchiere, aperto la finestra per far entrare la luce; è invisibile ma non assente. Come se avesse scelto volutamente di collocarsi “fuori inquadratura” per lasciare la scena agli spazi e alle cose. E così il ruolo di protagonisti spetta a luoghi e oggetti “semplici” su cui nella convulsa vita di ogni giorno non ci soffermeremmo, ma dai quali, avvolti nella serena e profonda armonia delle opere di Fani, non riusciamo a distogliere lo sguardo per coglierne ogni dettaglio e sfumatura. Ed è così che, immersi nel silenzio e nell’attesa, ci ritroviamo in uno stato di dubbio e sospensione. A tale riguardo Alberto Asor Rosa, suo storico estimatore, scriveva che osservare le opere di Mario Fani regala un’esperienza in cui “ sentiamo e vediamo cose che stanno fuori dalla nostra dimensione umana normale”. Al confine tra luce ed ombra il tempo sembra essersi fermato.
Francesca Anfosso